🍀 #NewsMarketing supermegaWOOW 😛
1🥜 #Google #Shopping #title optimisation best practices: Does Google follow its own rules? Mike Ryan
2✅ The Massive Guide to #China #Advertising ADworld Experience
3✅ Google No #SEO Advantage to Dedicated #Hosting
4✅ #Tiktok #SprakAds Roberto Romeo
5✅ #Bigdata in museo Riccardo Porta
6✅ Utenti #TikTok gratis 4 mesi abbonamento #Spotify Premium Giovanna Di Troia
7 🧪 #Instagram #REELS vs #STORIES ad placement Bram Van der Hallen
8🥜 #Pagare con la voce Pietro Tibaldeschi
9 ✅ Anticipa le ricerche #SEO Laura Copelli
10🥜 Campagne #Display #GoogleAds fuse non ci viene più chiesto se vogliamo fare la versione Standard o Intelligente Luca Brandini
11🥜 GoogleADS campagna #TrueView for #shopping e altre novità
12🥜 GoogleADS iscrizione #newsletter in serp Andrea Valli
13✅ #WhatsApp sta per diventare la prossima super app Giorgio Fatarella grazie a Andrea Franchi
14✅ #WhatsApp partecipare a una chiamata di gruppo già iniziata Demetrio Orecchio
15✅ 91 pagine sulla percezione dell’#arredo cucina in Italia Sara Petroro
16🥜 #LazyLoad #Immagini Andrea Giudice pro e contro
17✅ #YouTube adds money-making feature to attract creators
🔹 Tommaso Giani Diacono d’assalto
🔹 Lavarsi i denti con la mano non dominante
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1 Google Shopping title optimisation best practices: Does Google follow its own rules? Mike Ryan
Ci sono molte affermazioni sulle best practice per l’ottimizzazione del titolo nei feed dei prodotti. Ma hai visto molto #data? Il mio collega Katherine Munro ha prodotto una delle analisi più ambiziose di sempre in ampiezza e profondità.
Katherine applica la sua esperienza nell’elaborazione del linguaggio naturale a uno studio di quasi 20.000 titoli di prodotto che esaminano le seguenti domande:
– Con quale frequenza cambiano i titoli dei prodotti Google Shopping?
– Qual è la lunghezza ideale del titolo di Google Shopping?
– Quali parole aggiungono, rimuovono o mantengono i titoli del catalogo?
– Google “preferisce” punteggiatura specifica e modelli di casi per i titoli dei prodotti?
– Google include sempre un marchio nei titoli Shopping? Ed è davvero meglio la prima posizione?
– Le categorie sono importanti nei titoli dei prodotti Google Shopping?
Parte 1 di 2 – quindi dai a Katherine un seguito o connettiti se non l’hai ancora fatto. La troverai abbastanza notevole, come faccio io.
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2 The Massive Guide to China Advertising ADworld Experience
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3 Google: No SEO Advantage to Dedicated Hosting
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4 Tiktok SprakAds Roberto Romeo
Spark Ads consente ai brand di amplificare video organici già esistenti che rispondono agli obiettivi delle loro campagne.
Lo strumento – spiega una nota – punta a offrire una soluzione unica nel suo genere alle aziende che vogliono consolidare la loro presenza online in modo autentico e fluido, agevolando un dialogo e interazioni con altri brand, creator e community.
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5 Big data in museo Riccardo Porta
Una tecnologia appena installata in un museo di Bologna (al secondo piano di Palazzo d’Accursio) tiene traccia di come le persone guardano i dipinti e aiuterà anche a ragionare sui possibili layout dispositivi.
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6 Gli utenti di TikTok potranno avere gratis per 4 mesi l’abbonamento a Spotify Premium. Giovanna Di Troia
Un’ulteriore partnership tra il social dei video brevi e la piattaforma di streaming, da tempo legati da un comune interesse: la musica.
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7 🧪 Instagram REELS vs. STORIES ad placement Bram Van der Hallen
Il mio primo test A / B basato sulla copertura è stato quello di scoprire come le metriche di copertura e coinvolgimento video si confronterebbe l’una con l’altra quando si esegue la stessa inserzione video in Instagram Reels vs Instagram Stories.
Ipotesi: Instagram Reels sta guadagnando slancio e questa potrebbe essere un’opportunità per gli inserzionisti di Facebook di raggiungere il pubblico in cui la concorrenza è ancora “bassa”, rispetto ad altri posizionamenti come Instagram Stories. Ciò potrebbe comportare una copertura elevata e costi reach/CPM inferiori.
Questi sono i miei risultati chiave di questo primo test:
📊 Raggiungere le persone in Instagram Reels è più costoso (€ 1,75) rispetto alla gestione della stessa inserzione in Instagram Stories (€ 1,09).
📊 Frequenza è stata all’infrequenza, con conseguente cpm più elevato per il posizionamento di Instagram Reels (€ 1,43), rispetto al posizionamento di Instagram Stories (€ 0,97).
📊 In Reels, il 4,38% delle visualizzazioni video è stato guardato al 50% della lunghezza completa, in Stories solo l’1,76% delle visualizzazioni video è stato guardato al 50% dell’intera lunghezza.
📊 A causa delle differenze nel CPM, il costo per ThruPlay era esattamente lo stesso (€ 0,10 per ThruPlay).
Cosa devo tenere in considerazione quando faccio le prime interpretazioni:
💭 quando i rulli Instagram diventano più popolari, le metriche chiave cambieranno e mi aspetto che i risultati diventino più simili tra entrambi i posizionamenti.
💭 persone guardano “Rulli” in modo diverso e quindi l’intervallo di attenzione degli utenti sarà un fattore importante da considerare quando si scelgono questi posizionamenti.
💭 persone si aspettano di vedere video e divertirsi durante la navigazione su Reels. A causa di una mentalità diversa, l’esperienza complessiva durante la visualizzazione (e l’ascolto) di un’inserzione in Reels può essere molto diversa dalle Storie di Instagram.
💭 pubblicità su Instagram Reels non è ancora disponibile per tutti gli inserzionisti, quindi la concorrenza aumenterà quando l’implementazione continuerà a crescere. Una maggiore concorrenza avrà un impatto sui risultati chiave.
💭 numeri e risultati variano notevolmente in base all’uso della creatività e della creatività dell’annuncio stesso, specialmente in Instagram Reels dove le inserzioni dovranno essere ancora più native.
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8 Pagare con la voce Pietro Tibaldeschi
Se hai un sito eCommerce, sei curioso e vuoi aderire, invece, visita il sito: https://voicepay.cash/

9 Anticipa le ricerche SEO Laura Copelli
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10 Campagne Display GoogleAds fuse non ci viene più chiesto se vogliamo fare la versione Standard o Intelligente Luca Brandini

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11 Google ADS campagna TrueView for shopping e altre novità
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12 Google ADS iscrizione newsletter in serp Andrea Valli
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13 WhatsApp sta per diventare la prossima super app Giorgio Fatarella grazie a Andrea Franchi

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14 WhatsApp partecipare a una chiamata di gruppo già iniziata Demetrio Orecchio
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15 91 pagine sulla percezione dell’arredo cucina in Italia Sara Petroro
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16 Lazy Load Immagini Andrea Giudice pro e contro Andrea Giudice
Quello che abbiamo scoperto è che il caricamento lento può essere uno strumento incredibilmente efficace per ridurre i byte di immagine non necessari, ma un uso eccessivo può influire negativamente sulle prestazioni. Concretamente, la nostra analisi mostra che caricare più avidamente le immagini all’interno della finestra iniziale, mentre si carica liberamente il resto, può darci il meglio di entrambi i mondi: meno byte caricati e Core Web Vitals migliorati.
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17 YouTube adds money-making feature to attract creators
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Tommaso Giani Diacono d’assalto
SOGNO DI UNA CENA DI MEZZA ESTATE. LUCCA. parte uno.
Sulla pista ciclabile è un via vai ininterrotto di pedalatori di tutte le età. Nessuna saracinesca è abbassata: quattro banche, svariati bar e pasticcerie, una gioielleria, negozi di tutti i tipi (dalle sigarette elettroniche al barbiere, dalla gastronomia alle agenzie immobiliari), e poi targhette ai portoni a segnalare uffici di notai, commercialisti, avvocati; una scuola privata super-signorile, gli autobus che passano con regolarità; insomma, se non fosse per il cantiere alla rete fognaria che ha messo sotto sopra temporaneamente un marciapiede, viale San Concordio sembrerebbe un quartiere modello di una città del nord Europa. Case basse, condomìni a misura d’uomo e diverse abitazioni autonome con giardino nelle vie liminari. Un amico che ha fatto le scuole superiori a Lucca mi aveva segnalato questo quartiere per il mio esperimento sociale, descrivendomelo non come un paradiso per super-ricchi, ma comunque come un quartiere “smart”: ben servito, tranquillo, molto vivibile e sempre più apprezzato dai lucchesi degli altri quartieri. “Nel centro storico ci sono tante persone coi soldi e diversi lucchesi doc, ma te lo sconsiglio, Tommaso – mi avevano detto altri amici -: ormai dentro le mura ci abitano meno di 10mila persone, e poi ci sono i turisti che a te non interessano. Sarebbe una ricerca dispersiva. A San Concordio invece ci trovi il lucchese medio”. Per chi si fosse perso la puntata della settimana precedente a Massa, il mio scopo è invitare a mie spese in una pizzeria del centro città tutte le persone che per caso riuscirò ad agganciare per strada in tre giorni di full immersion a Lucca: il sogno di una cena di mezza estate sarà dopodomani, perché nei primi due giorni c’è da pensare agli inviti, da formulare ai lucchesi di due quartieri molto diversi fra loro. Oggi, per l’appunto, faccio base in viale San Concordio, una strada lunga quasi un chilometro, incastrata fra la ferrovia (e le mura) e l’Esselunga (e l’autostrada). Giro a piedi fra una bussata d’acqua e l’altra, facendo decine e decine di vasche, su e giù per la stessa strada; entrando in tutti i negozi, fiondandomi negli uffici, sostando alla fermata degli autobus, facendo la posta alle persone in coda al bancomat o in farmacia, o a quelle in bici ferme al semaforo rosso. Rispetto alla precedente settimana a Massa ho fatto tesoro di alcuni errori strategici e ho apportato dei cambiamenti nell’approccio con le persone fermate per strada: invito a cena non più generico ma in una pizzeria del centro molto conosciuta; il fatto che offro tutto io non più lasciato fra le righe ma esplicitato a chiare lettere (altrimenti che invito a cena è?); e poi profilo più basso, niente più richieste di foto insieme a persone conosciute solo pochi minuti prima, per paura di indisporre qualcuno dopo un primo impatto positivo; e niente più numeri di telefono chiesti in fretta e furia, per non rischiare che le persone vadano in paranoia (“ecco la fregatura, oddio, vuole entrare nella mia privacy!”), ma stavolta sono io a lasciare il mio numero agli interessati, senza mettere alle strette, dando il tempo ai lucchesi di riflettere sul mio invito e (se vogliono) di rispondermi in seconda battuta inviandomi un messaggio col numero dei partecipanti. Stabilita la tattica, si può partire. E il divertimento è tanto, sia da parte mia, sia da parte dei lucchesi del quartiere. Gli uomini sulla soglia del negozio del barbiere o seduti ai tavolini del bar sono in vena di battute: “Guarda, se eri una bella fia ti dicevo di sì subito”. “Aspetta aspetta, ma non sarai mica un ricchione, questa cosa che pago io, vieni a cena con me, guarda che io non sono della tua sponda”. Io ce la metto tutta per riportare il dialogo su binari più seri, ma non è facile: in tanti mi prendono solo come un diversivo per alleggerire il clima. Poi ci sono quelli che fanno slalom dopo tre parole tre: “Sono di corsissima, ciao, auguroni!!!”. Auguroni? Poi ci sono i dipendenti della banca in pausa pranzo, che mi ascoltano come se un marziano fosse planato sulla loro filiale, e poi in coro rispondono: “Noi a queste cose non ci crediamo”. E anche al “bar ristorantino” (notare il diminutivo molto friendly…) dove mi fermo a mangiare pure io mi imbatto in una cameriera che appena rammento la parola “diacono” mi scambia per un predicatore e mi gela con un “non mi dire niente, ho già capito dove vuoi arrivare”. E in effetti, mettendomi nei panni di chi mi ascolta, questa cosa di un invito in pizzeria con cena pagata a dei perfetti sconosciuti deve essere una proposta abbastanza poco credibile. In tanti penseranno: tanto poi ci sarà una fregatura; una volta alla pizzeria questo comincerà a parlarci di materassi da vendere, oppure ancora peggio comincerà a farci le preghiere, visto che è un mezzo prete. E’ dura far passare il messaggio che la fregatura non c’è, e che il mio invito è solo per il gusto di far incontrare a tavola dei lucchesi diversi fra loro e che non si conoscono, nella speranza di far nascere qualche amicizia. Di solito, chi ha un pochino di pazienza in più per ascoltarmi, le difese finisce per abbassarle: capiscono che sono un matto, sì, ma non un improvvisato. Che davvero c’è gente che sta seguendo questo esperimento sociale. Capiscono la valenza ideale della cena. E alcuni addirittura si illuminano: “No, ma è bellissimo”. Una ragazza con l’accento genovese intercala con questo inciso ogni tre mie frasi: “E’ bellissimo, ma come ti è venuto in mente? Sì, dammi il tuo numero, ti faccio sapere”. Si chiama Matilde, vive a Lucca dove c’è un maneggio per cavalli di amici di famiglia, ma è originaria di Sestri Levante e studia psicologia all’università dei salesiani di Massa. Il mio numero se lo appuntano anche la farmacista del quartiere, regalandomi il sorriso di meraviglia più bello della giornata, e anche la titolare del negozio della Tim, che approccio sul marciapiede e che dopo pochi minuti di conversazione mi porta dentro il negozio per presentarmi agli altri dipendenti: “Con un prof di religione così nessuno opterebbe per l’esonero!”, si complimentano; ma qualcuno di loro al di là dei complimenti mi richiamerà per venire a cena con me? Continuo a camminare imperterrito su e giù: il mio numero se lo segnano anche l’erborista e lo staff al completo di una pasticceria: “Ma lo sai che stavamo proprio discutendo di dove andare a cena giovedì? Magari veniamo da te, chissà. Che personaggio che sei!”. All’ennesima vasca su viale San Concordio le persone cominciano a incrociarmi per la seconda e terza volta: “Allora? Come sta andando?”. Vogliono gli aggiornamenti in diretta. Nel frattempo continuo ad andare forte coi più giovani. Due ragazze coi piercing ferme alla fermata dell’autobus mi regalano una breve conversazione e si segnano il mio numero di telefono. Francesco e il suo compagno di scuola di scienze applicate si mostrano entusiasti: “Una pizza regalata non si rifiuta mai”. Nicola, altro studente delle superiori, mi racconta con orgoglio del parco pubblico del quartiere riqualificato dagli studenti delle scuole medie che ha frequentato lui stesso pochi anni fa. Due amiche che sorseggiano il caffè al bar mi fanno i complimenti e rilanciano: “Io pensavo di fare una cena con un mio amico infermiere di Emergency appena tornato a Lucca dall’Uganda, magari lo dico anche a lui”. Poi c’è Alice col suo fidanzato: “Un invito così non lo avevo mai ricevuto in vita mia”, confessa con imbarazzo mentre la sua dolce metà si appunta il mio numero. E poi, davanti al negozio delle sigarette elettroniche, ecco un giovane che si fa avanti per primo, prendendomi sul tempo: “Io ho capito chi sei: sei quello delle cene al buio, ho letto l’articolo sul Tirreno”. Che spettacolo, sono diventato famoso. Fermo un altro sconosciuto di mezza età con bambino piccolo tenuto stretto per mano: anche lui dice di riconoscermi; “Io lavoro al comune di Santa Croce, anche se abito a Lucca. Ma non sei quello che vive al dormitorio?”. Bingo. Il mio numero se lo appunta, con un interesse maggiore rispetto a tutti gli altri, anche un certo Luca: ragazzo capellone intercettato in bicicletta, videomaker e fotografo, ma anche musicista per passione (campionatore di musica elettronica), insomma un tipo molto eclettico. “Guarda, hai trovato un vero sanconcordino. Mi piace tanto il tuo esperimento. Mi piacerebbe venire, ridimmi dove e quando? Ma se non vengo poi non te la prendi vero?”. Vado avanti fino alle 7 e poi, stanchissimo, mi accorgo che non riesco più bene ad articolare i discorsi e capisco che la giornata è andata: il mio numero lo avranno preso una trentina di persone; alcuni solo per cortesia, altri per leggera curiosità, altri per interesse. Parecchi di questi trenta si dimenticheranno di me e non mi richiameranno. Altri si ricorderanno di altri impegni già presi per dopodomani sera. Altri si faranno vincere dalla maledetta vergogna, imbarazzo, oddio è una cosa nuova… Ne rimarrà una piccola minoranza che magari in questo momento ci starà pensando seriamente. Domani aspetterò in gloria una loro chiamata.
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Lavarsi i denti con la mano non dominante

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